Quello attuale è un momento nel quale, nella mitica NBA, sono ormai terminate le dinastie, l’ultima delle quali è riferibile al momento d’oro dei Golden State Warriors di Steph Curry e coach Steve Kerr, non a caso gli ultimi a fare doppietta, nel 2017 e l’anno successivo. Infatti, per la sesta stagione consecutiva non ci sarà un “back to back”, vista la sorprendente, ed ancor più inattesa, sconfitta di Denver contro Minnesota.

A contendersi il titolo di successore dei Denver Nuggets sono rimaste quattro squadre, le protagoniste delle finali di Conference.

Ad Est a contendersi il prezioso ticket verso le “Finals” sono i Boston Celtics ed i sorprendenti Indiana Pacers, compagini arrivate alla finale di Conference con diverse modalità. I “Celtici” hanno infatti regolato, con un agevole 4-1, Cleveland che ha affrontato la serie senza Allen e, in gara 4 e 5, dovendo fare a meno della stella Donovan Mitchell. Molto più sudato il percorso di Indiana, brava ad eliminare New York, vincendo gara 7 al Madison Square Garden, la casa dei Knicks, approfittando anche dei problemi dei padroni di casa, comunque protagonisti di una stagione superba. Una finale nella quale i pronostici sono tutti per Boston, a Jaylen Brown e compagni il compito di rispettarlo. Tutto scontato, allora? Non proprio, Indiana è squadra dal talento offensivo notevole, non a caso la squadra di Rick Carlisle vanta il miglior attacco del torneo, ed in gara-1 è andata ad un passo dal colpaccio, perdendo ai supplementari una partita che, sul finire dei regolamentari, sembrava vinta.

Ben più equilibrio è invece atteso ad Ovest, nella serie tra Minnesota e Dallas. Grande curiosità soprattutto per Minnesota, che nel turno precedente ha eliminato Denver, in una serie caratterizzata da infiniti colpo di scena, caratterizzata da ben cinque vittorie in trasferta. L’ultimo è proprio dei Twolves, capaci di espugnare il parquet dei campioni in carica, rimontando 20 lunghezze di svantaggio. Di fronte avranno Dallas, vittoriosa come da pronostico contro Oklahoma, mandata a casa in sei partite, dopo aver perso una grande occasione in gara 4.

Le due squadre arrivano alle Finali di Conference con il vento in poppa, trascinati dalle prodezze delle loro star Edwards e Doncic, entrambi alla ricerca del primo titolo della loro carriera. Pur tenendo conto della variabile Gobert, in grado di dominare, con la sua fisicità, il pitturato, proprio le grandi motivazioni delle due stelle potrebbero fare la differenza. Non a caso, nel primo episodio della serie hanno avuto la meglio i Mavs, corsari a Minnesota, grazie alla superba prestazione di Doncic, autore di ben 33 punti.

Nel frattempo, sono stati assegnati i titoli individuali, con la vittoria, prevista ma non scontata, del centro di Denver, Nikola Jokic che si impossessa nuovamente del trofeo lasciato lo scorso anno nelle mani di Joel Embiid. Per il serbo è il terzo MVP, dopo quelli del 2022 e del 2021, ottenuto grazie ad una stagione regolare da 26,4 punti, 12,4 e 9 assist, fenomenale.

Il premio di “Rookie of the year” spetta a Victor Wembanyama dei San Antonio Spurs, nominato all’unanimità miglior matricola dell’anno. Un successo, quello del francese, assolutamente nelle previsioni, come facevano pensare le stats sopraffine dello “Sperone”: 21,4 di media con il succoso contorno di 10,6 assist.

Il titolo di miglior difensore della stagione tocca invece al transalpino Rudy Gobert. Il centro francese, 31 anni, dei Minnesota Timberwolves si aggiudica il riconoscimento di miglior difensore stagionale Nba per la quarta volta; lo aveva infatti già portato a casa 2018, nel 2019 e nel 2021 quando indossava la casacca maglia degli Utah Jazz.

Il titolo di sesto uomo dell’anno, riservato al giocatore più impattante quando esce dalla panchina, tocca ad un altro giocatore di Minnesota, Naz Reid che batte in volata Malik Monk, per appena dieci punti, lo scarto minore mai registrato dalla stagione 2002-23, quando il premio si aggiudica con questo formato.

Il titolo di allenatore dell’anno lo vince, o meglio lo stravince, il coach degli Oklahoma City Thunder Mark Daigneault, mentre quello di giocatore più migliorato, il “most improved player”, tocca a Tyrese Maxey dei Philadelphia 67ers e quello come “Clutch Player”, ovvero giocatore più decisivo nei finali punto a punto va all’icona di Golden State Steph Curry.

Photocredits: NBA

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