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Nome Sergio, cognome Scariolo, nato a Brescia l’1 aprile 1961. Segni particolari: un vincente. Uno in grado di portare a casa, nello stesso anno, il titolo NBA da vice allenatore dei Toronto Raptors per poi prendersi, pochi mesi dopo, il mondiale con la Spagna.
Scariolo: la migliore immagine dell’Italia all’estero
No, non è stato un anno come gli altri, questo 2019 per Sergio Scariolo. E non potrebbe essere altrimenti, per i motivi sopra citati. La grandezza dell’impresa, forse, la comprenderemo fino in fondo tra un po’ di tempo, o forse solo nel vedere quanto tempo ci vorrà affinché qualche altro allenatore raggiunga ciò che ha raggiunto Scariolo. Sergio è una delle immagini migliori dell’Italia all’estero, una delle eccellenze che abbandonano l’Italia, magari non senza addii al veleno, ma che poi sono in grado di impartire lezioni e divenire modelli da emulare.
Un modello come allenatore e come persona
Sergio un modello lo è, come allenatore ma soprattutto come persona. Basta vederlo parlare, basta ascoltare con quali parole racconta l’impresa con la Spagna. “Umiltà“, ripete, “umiltà”. Una sorta di parola d’ordine, un mantra trasmesso ai suoi uomini, alla base del sorprendente successo degli iberici nel mondiale cinese.
La Spagna, parole del suo allenatore, non era la compagine più forte; Sergio lo ha dovuto far capire ai suoi, ammesso ce ne fosse bisogno, per mettere nei binari giusti una spedizione cominciata con un gruppo da amalgamare. Ma andiamo per ordine.
Come tutto è iniziato
La storia come detto comincia a Brescia, anche quella sportiva: Sergio parte dal minibasket nel 1980, sale gradualmente fino a diventare il vice della prima squadra, per poi passare a Pesaro, non prima di aver messo in bacheca il primo trofeo, il mondiale militare con l’Italia nel 1985.
A Pesaro Scariolo ha appena 29 anni (è addirittura più giovane di alcuni suoi giocatori), ma questo non gli impedisce di portare a casa un meraviglioso scudetto. L’unico, nella sua carriera quasi quarantennale: sì, perché Sergio è uno di quelli che non ha troppa nostalgia di casa, o comunque non abbastanza per restarne ancorato.
Dopo le due stagioni a Pesaro allena per due anni Desio, poi per altri tre la Fortitudo Bologna, fino a quando però decide di spiegare le vele ed attraversare il Mediterraneo, destinazione Spagna, quella che diventerà la sua seconda casa. Saski Baskonia, Real Madrid e Malaga nella sua esperienza ultra decennale in terra spagnola, con due titoli nazionali (col Real nel 2000 e con Malaga nel 2006) e due coppe del Re (nel 1999 col Saski e nel 2005 con Malaga).
L’esperienza lontano da casa arricchisce Sergio come uomo e come allenatore, prima di allargare nuovamente gli orizzonti: nel 2008 passa ad allenare Chimki per due stagioni, intrecciando con la panchina russa pure quella della Spagna. E così, mentre tra i club va tra alti e bassi (due stagioni all’Olimpia ed un’altra con Saski Baskonia), con gli iberici il palmares inizia a strabordare: tre ori (Polonia 2009, Lituania 2011, Francia 2015) ed un bronzo europeo (Turchia 2017), con il sogno olimpico solo sfiorato (argento a Londra 2012, bronzo a Rio 2016).
Mancava la medaglia mondiale, arrivata puntualmente in Cina, in un anno come detto strepitoso per Scariolo, capace anche, dopo quattro anni lontano da una squadra di club, di far centro al primo colpo in NBA da vice di Nick Nurse alla guida dei Raptors, per un titolo che ha fatto storia in America e non solo.
Dietro un grande uomo c’è una grande donna: Blanca Ares
In tutto questo, come si suol dire, alle spalle di un grande uomo c’è una grande donna. Blanca Ares, spagnola, ex cestista medaglia d’oro agli europei di Italia 1993 ed oggi giornalista. Con lei Sergio ha trovato l’equilibrio interiore, dopo un altro matrimonio finito male. Con lei ha capito quale era il suo posto e quale era la donna della sua vita, un riferimento per la carriera e per la vita. “La Spagna è il mio paese di elezione -raccontò una volta Don Sergio – è il paese di mia moglie, dove sono nati i miei figli (Alessandro e Carlota) e dove vivrò una volta che avrò finito di allenare“.
A sentir lui, ora un po’ di meritato riposo per godersi il successo, ma neanche troppo, perché la nuova stagione NBA chiama. E Sergio risponderà presente, tornando a fare il vice da campione del mondo. Umiltà, sì: l’umiltà dei vincenti.